Secondo quanto emerso da un’indagine realizzata da Nomisma, in occasione del lancio Bologna Award 2017, promosso da CAAB (Centro Agroalimentare con Fondazione Fico), sempre più persone pensano alla parola “sostenibilità” quando parlano di cibo:

• salvaguardia dell’ambiente(39%);
• tutela della salute(23%);
• biodiversità(15%);
• cibo della tradizione(8%);
• economia(5%).

La parola “sostenibile” sembra ormai entrata nell’uso comune degli italiani. Infatti sull’argomento:

• il 25% si dichiara molto ferrato;
• il 57% si dichiara poco informato sull’argomento;
• il 18% dichiara di ignorarne il significato.

Preoccupazione per la sostenibilità

Fra le preoccupazioni degli italiani, molto diffuse sono le paure ai danni all’ambiente e alla salubrità del cibo, che sommate sono seconde solo alla preoccupazione per il lavoro e la disoccupazione. Addirittura, le preoccupazioni per l’ambiente precedono quelle per:

• terrorismo;
• immigrazione;
• incertezza politica.

Più della metà degli italiani ha diminuito o annullato gli sprechi alimentari attraverso una maggiore attenzione alla data di scadenza e con ritorno in cucina degli avanzi.

Cosa caratterizza un cibo “sostenibile”?

Le risposte a questa domanda sono frammentate:

• sostenibilità della produzione biologica (18%);
• cibo acquistato direttamente dal produttore (18%);
• packaging, riciclabile o biodegradabile (15%);
• tutela dei diritti dei lavoratori durante la produzione (10%);
• cibo prodotto a basso impatto d’acqua (7%).

Acquisti “virtuosi”

Solo il 32% degli italiani dichiara di preferire il prezzo più basso quando acquista cibo.

Il 78% dichiara di scegliere in base al rapporto qualità/prezzo.

Per il 28% il marchio biologico è il fattore portante delle scelte. Il 55% acquista soprattutto cibo che sa di non sprecare.

Prima di effettuare l’acquisto l’occhio cade sull’origine italiana (41%) e qualità della materia prima (39%). Il 14% si lascia influenzare dall’impatto calorico e il 6% dalle caratteristiche del processo produttivo